Caratterizzata da altissime resistenze chimiche e meccaniche (quest’ultime paragonabili a quelle delle resine epossidiche) e da un HDT (distorsione al calore) di circa 110°C, è un prodotto destinato alle applicazi oni più critiche per una resina termoindurente. La reologia e l’accelerazione ne permettono un utilizzo semplice e sicuro. Grazie alle sue caratteristiche e alla facilità di utilizzo, paragonabile ad una poliestere, la resina vinilestere viene utilizzata nel settore dei compositi nelle applicazioni più impegnative, sia con fibre di vetro che con quelle ad alto modulo come tessuti in carbonio e in fibra aramidica. Inoltre viene impiegata nella costruzione di marmitte per moto, scocche, carenature, manufatti resistenti al calore, barche da competizione, ecc. La resina vinilestere, avendo un’ottima resistenza agli aggressivi chimici e agli acidi concentrati, è adatta anche per rivestimenti anticorrosivi strutturali in vetroresina, di vasche e serbatoi nell’industria chimica e petrolifera. Per l’utilizzo è necessaria l’aggiunta del 2 % di metiletil-chetone-perossido (MEKP, meglio se del tipo P200). Non utilizzare assolutamente acetil-acetone-perossido. Per avere una corretta polimerizzazione della resina, soprattutto nel periodo invernale, lavorando a basse temperature, è consigliato addizionare il prodotto con piccole quantità di promotore come ad esempio DEAA (in quantità comprese tra 0.1 e 0.5%) o DMA (0.05 ÷ 0.2%).